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lunedì 25 agosto 2014

Twittando s'impara !


Un giorno t'iscrivi a twitter. Sei un ovetto smarrito. Oddio, più che smarrito, non ci capisci un mazza. Perché lui è quanto di meno intuitivo esista sulla faccia della terra. "Che c'è di nuovo?", ti chiede. E che ne so io che c'è di nuovo, io so ovo !!! Allora subentra l'istinto. Devi provare. Il primo tweet non si scorda mai. Il mio riguardava un consiglio su di un libro da leggere. A pensarci ora mi faccio tenerezza da solo. Poi arriva il secondo, il terzo, il quarto e lì ti fermi. Un momento. Ci sono due contatori che segnano entrambi zero in alto a sinistra. Non leggi nessuno e nessuno ti legge. E allora che scrivo a fare ? Se mi volevo fare un diario segreto stile bimbominkia adolescenziale, bastavano carta e penna. "Ma è ovvio coglione", ti sussurra una vocina interiore, "comincia a seguire tu, che poi arriveranno". Logico. Lineare. Ma mica ti viene in mente di seguire pinco palla da Castrocaro Terme o Mario Rossi da Canicattì ! Ti vai a cercare il calciatore famoso, il cantante preferito, l'attrice figa, tutta gente che figurati, non aspettava altro che te, il cocco di mamma appena schiuso. L'ultimo anatroccolo spaurito della covata. E così vai avanti per molto tempo. Frustrato. Finché per puro caso un tweet di Pinco Palla rimbalza nella tua TL triste, come un pianobar al lido di fine settembre. Lo leggi e lo trovi geniale, divertente e profondo al tempo stesso. Lo segui e come per magia lui ricambia. Il meccanismo si è avviato e il contatore dei follower comincia a salire. Ben presto ti rendi conto che c'è un' umanità variegata e pittoresca che ha da dire molte cose. Pensieri o semplici leggerezze che t'informano, ti fanno sorridere, ti fanno riflettere. Tutti elementi che una tweetstar con la sindrome da selfie compulsivo non potrà mai essere in grado di donarti. Ci trovi un caleidoscopio di personaggi accomunati da un unico apparente denominatore comune: il cinismo. Una corazza che ognuno di noi si da forse come protezione per le nostre debolezze più inconfessabili. Ma dietro quel cinismo io ci vedo tutt'altro. Percepisco tanto desiderio di comprensione e condivisione, fragilità e un bisogno matto di riempire un vuoto che per un motivo o per un altro, da qualche parte, si scava dentro di noi. Leggo molti che si lamentano di utenti maleducati, di liti furibonde che scattano per delle amenità e che degenerano poi in autentiche faide per vendette sommarie.
Nella mia esperienza, invece, ho trovato sempre molta educazione, molto rispetto e umanità. Mi sono riconciliato col genere umano e non credo si tratti soltanto di fortuna. Magari dietro c'è anche una buona capacità di selezione, che come nella vita di tutti i giorni, aiuta. Ma qualcosa che mi sconvolge c'è.
Una schiera sempre più nutrita di ragazze, donne, bellissime, di un intelligenza sopraffina, colte, simpatiche, che si detestano. Si disprezzano. Manifestano un disagio e una solitudine avvilente. Un infelicità feroce di cui non riesci a capacitarti. E ti viene in mente un pensiero banale. Ti chiedi se questa società dell'immagine non abbia davvero sgretolato una buona metà di un paio di generazioni. Chissà. Difficile spiegare. Facile invece sentire un dispiacere che ti colpisce come un cazzotto nello stomaco.
Il piacere invece lo trovi in persone speciali, che arrivano dal nulla ad allietarti le giornate con la loro travolgente vitalità. Non c'è spiegazione razionale che tenga. Scatta un alchimia e ti sembra di conoscerle da sempre. Ti domandi come facevi prima a farne senza. Twitter sa essere davvero meravigliosamente sorprendente. Come la vita.
Non c'è fakebot o troll o tweetstar snob, che possa rovinare la magia che si crea con alcune persone.
Una terapia di gruppo, come dice la mia amica.
E che a nessuno venga in mente di guarire.

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