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giovedì 20 novembre 2014

I ragazzi della terza G !




Passano i mesi, gli anni, spesso anche i decenni e un bel giorno accade. Una tua compagna prende l'iniziativa e decide che è ora di fare una cena di classe.  In ogni gruppo c'è sempre almeno un componente che ha questa vocazione. Quella folle voglia di rivedere mondi che la strada della vita aveva divaricato in mille biforcazioni. Quando te lo comunicano non sei molto entusiasta, per la verità. Subentra lo scetticismo, la diffidenza ed anche un sottile ma insidioso senso di inadeguatezza. Il "cosa avremo  da dirci ormai!". Ma l'organizzatrice è efficiente, è un segugio sguinzagliato che non avrà pace finché non avrà ritrovato tutti, dovesse ingaggiare un investigatore privato. A seguire, immediata creazione di gruppo su whatsapp, e smartphone che ben presto si ubriaca di notifiche e si trasforma in un potente vibratore. Dopodiché diventa tutto un "pucci pucci", un volemose bene indistinto, un fiorire di emoticons ad alto tasso glicemico. "Ma sarà vero ?, ti chiedi, oppure quando alla fine ci vedremo ci staremo tutti allegramente sul culo ? Mica si può sapere dopo 23 anni.
E così arrivi alla tanto attesa serata con lo stesso atteggiamento interiore di quando devi andare dal dentista a farti cavare un dente. Più di ogni altra cosa temi l'impatto visivo.
"Ehi grande!", "Come va?", "Nooo, guarda chi c'è ?!"," Non ci posso credere !!!", "Mitico !", "Ma non sei cambiato per niente?". E in mezzo a quel brusio di convenevoli si fa largo con prepotenza l'interrogativo: " Ma chi cazzo sò questi ? "
Oddio, in realtà alcuni non sono cambiati per niente, altri poco e poi c'è sempre uno che si è trasfigurato. Mister "x". C'è sempre un Mister "x", perché aggiunge interesse all'evento, ti trasforma la cena di classe, in cena con delitto. Personalmente poi ho un problema endemico ad associare i nomi a i volti. Mi capita sempre. Parlo per una decina di minuti con una compagna, ci addentriamo anche in particolari della nostra vita, ridiamo e scherziamo e alla fine mi rendo conto che non ho la più pallida idea di come si chiami. Non ce l'ho sulla punta della lingua, ce l'ho proprio sul fondo dell'epiglottide e non riemerge neanche a vomitare. Ti rassegni e dai una panoramica generale alla tua vecchia classe delle medie. A quel punto ti accorgi che a livello estetico ci si sono due minimi comun denominatori:
-la stempiatura dei maschi, che per alcuni è proprio una piazza da concertone del primo maggio
-l'appesantimento fisico che si palesa con, panzetta promiscua nei maschi e fianchi e glutei un pochino prepotenti, nelle femmine.
Poi ovviamente ci sono io. Uguale. Intonso. Solo molto più cretino, ma quello mica si vede.
Entriamo nel ristorante già belli carichi di spritz e ci sistemiamo in una grande tavolata ovale, ottimale per guardarsi bene tutti quanti negli occhi. Sulla tavola ci fanno trovare solo vino. L'acqua viene giù dal cielo attraverso una botola aperta sul soffitto. Perché un incontro dopo quasi 24 anni, vale certamente un bel temporale, no ? E così, mentre addenti un crostino e freghi l'ultima fetta di prosciutto al vicino, il rischio di cadere nella trappola mortale dei banali ricordi degli aneddoti scolastici è considerevole. Del genere: "Ti ricordi quella volta che tal dei tali colpì in testa con la riga pinco palla e si prese una nota ?" Fortuna che il buontempone della classe è presente ed è ancora in ottima forma. Tutti ne abbiamo avuto almeno uno in classe. Quello che appena l'insegnante si assentava organizzava la guerra dei gessi, oppure lanciava bombolette puzzolenti nei bagni delle femmine ! Costui ben presto prende l'iniziativa ed alzandosi in piedi comincia ad enunciare quesiti alla cazzo di cane, ai quali si risponde per alzata di mano. Tipo:
- Chi di voi  faceva le palline coi chewingum e poi li attaccava sotto il banco ?
- Chi di voi s'incazza con la moglie perché non spreme il dentifricio partendo dal basso ?
- Chi di voi s'incazza col marito perché scorreggia a letto e poi agita le coperte ?
- Chi di voi si scaccola al semaforo nell'attesa che arrivi il verde ?
- Chi di voi ha i vicini che quando scopano, si sente tutto ?


E così avanti, di amenità in amenità, fino ad arrivare al dolce senza neanche aver assaggiato una goccia d'acqua se non quella piovana che ormai vien giù a fontanelle , prima che il cameriere si decida a chiudere il pertugio. Lo spirito cameratesco ormai si è propagato ed insinuato anche negli animi dei compagni più riservati e timidoni. I vecchi amori si risvegliano. All'improvviso siamo di nuovo noi, quelli della terza "G". Ma la cosa più bella è che non ci accontentiamo di parlarci a distanza. Si condensa improvvisamente la voglia di guardarsi negli occhi uno ad uno. Di condividere, anche solo per alcuni minuti, un retroterra di accadimenti che ci hanno portato ad essere ciò che nel frattempo siamo diventati. E' così le persone si alzano, cambiano di posto, si rompono gli schemi e ti sembra quasi di essere coinvolto in uno speed date improvvisato.
L'aria umida ed ancora carica di elettricità ci accoglie all'esterno del locale. La comitiva è a dir poco alticcia. Questo spiega la presa in ostaggio di un poliziotto che viene designato come colui che ci deve fare la foto di rito davanti alla scalinata di Piazza Santa Croce. Ma la foto deve essere uguale a quella del 1990. Perché quella è un'ottima annata. L'ora è tarda e con l'alcool che lavora ai fianchi, riposizionare tutti nella collocazione originaria si rivela un impresa quasi impossibile. Dopo mezz'ora vedi che il poliziotto si guarda la cintola. Sta pensando di usare la pistola. Ce la facciamo appena in tempo. A questo punto il raziocinio consiglierebbe di terminare la serata. Ma no. Il peter pan della classe stabilisce che sono SOLO le 2.30 e che bisogna andare tutti al pub a farsi la birretta. Tutti annuiscono, nessuno ha il coraggio di dire che l'ultima volta che hanno fatto quell'ora, in TV c'era ancora "OK il prezzo è giusto". E allora vai di birretta con i ragazzini nel pub che ti guardano sbigottiti come fossi un marziano. Arrivano le 4 del mattino e le 4 del mattino sanno essere molto crudeli con un branco di smidollati in libera uscita.
T'infili nel letto che è quasi l'alba, con ancora il retrogusto amaro della birra che giace sul palato e con il sapore dolce nel cuore. Il sapore di un passato che per una sera è ritornato prepotente. E poi chissà. In fondo siamo sempre i ragazzi della terza "G".









martedì 30 settembre 2014

La vita è un treno !





Osservando come si dispongono le persone mentre salgono su di un treno vuoto, appena arrivato in stazione, si comprende che esse sono molto meno "social", quando non hanno davanti uno schermo a fargli da paravento. La gente tende sistematicamente a posizionarsi più lontano possibile dal prossimo, occupando tutti gli scompartimenti liberi. Soltanto quando questi sono tutti presi, allora, con malcelata riluttanza, vanno a sedersi vicino ad altri viaggiatori. Salvo poi rimettersi davanti agli occhi il display di uno smartphone e ritornare a socializzare digitalmente con qualche semisconosciuto chissà dove. Mentre magari, davanti a loro ci sarebbe qualche apprezzabile persona in carne ed ossa, capace di intrattenerli assai meglio di un nickname bizzarro legato ad un' improbabile pic. Un vero peccato se ci si riflette un attimo.
Al di là delle italiche inefficienze, il treno è un mezzo di trasporto straordinario, sottovalutato. Okay, forse sono di parte. Il mio babbo, ex ferroviere, mi ha messo in viaggio su rotaia quando non avevo neanche nove mesi di vita, direzione Calabria. Roba che allora significava almeno 15 -16 ore di percorrenza e con i ritardi si arrivava facilmente a sfiorare le 20 ore. Ogni anno due viaggi del genere, anche tre. E così è stato almeno fino a quando avevo 20 anni. Con il privilegio, in quanto figlio di ferroviere, di viaggiare gratis fino ai 25. I miei amici me l'hanno sempre un po' comprensibilmente invidiata sta cosa. E quando ho smesso di avere diritto ai biglietti gratuiti, ironia della sorte, dopo poco tempo mi sono sposato con una ferroviera ed ho riacquisito il privilegio, senza scadenza temporale, stavolta. Quindi mi sento un po' un predestinato. E per sdebitarmi col destino, vi devo un po' di annedoti. Mi pare il minimo. In tutto sto tempo di gente bizzarra ne ho incontrata davvero tanta.
Come quel tipo, di cui vi ho già parlato in un precedente post, che salì con un intera cassa di vino e voleva a tutti costi che ci ubriacassimo insieme a lui. Oppure quella anziana signora che pretendeva dalla figlia , ogni cinque minuti, un bicchiere  pieno d'acqua, salvo poi berne appena un sorso e gettare nel corridoio il resto. Inutile sottolineare che già dopo un'ora di viaggio, il passaggio tra gli scompartimenti  era perfettamente navigabile e ti aspettavi che il capotreno sbucasse all'improvviso da una gondola. Ma il vero delirio l'ho vissuto al ritorno dalla Calabria, quando con il marciapiede gremito di persone un trenino corto e malandato si avvicinava timoroso alla banchina. L'assalto alla diligenza, al confronto, una roba puerile. Neanche lo facevano fermare. Vedevi ottuagenari salire dai finestrini con la leggiadria di  fringuelli in calore. Non c'era nessuna pietà per donne, bambini o disabili. La gente era assetata di posti a sedere e sarebbe stata disposta a uccidere per ottenerli. Una volta esauriti si accampavano ovunque, dormivano appollaiati sulle griglie portabagagli con la testa penzolante come pipistrelli.
Un capitolo a parte meritano le scenette tragicomiche che ti si presentano quando hai la sventura di condividere una cuccetta con altri avventori. Nelle mie vacanze giovanili, viaggiavamo sempre di notte e sognare la grande avventura erotica era la prassi. Una fantasia che andava sempre delusa impietosamente. In un film ti sarebbero capitate minimo due gnoccolone da competizione, bramose di misurare il proprio sex appeal. Nella realtà, decadente come un dipinto di Munch, già a distanza di dieci metri vedevi un arzilla coppietta di ultranovantenni e già sapevi senza controllare la numerazione dei posti, che quelli aspettavano solo te. Tempo di sistemare i bagagli e i vetusti passeggeri già spengevano le luci. Ti ritrovavi a mangiarti un panino in piedi nel corridoio e a socializzare col personale viaggiante che, comprendendo la situazione, ti compativa scrollando il capo. Una volta che decidevi di entrare non trovavi più uno scompartimento di cuccette, ma la premiata segheria sfrantumapalle. I vecchietti se la russavano alla grande e te sapevi che non sarebbe finita fino alla mattina dopo. O meglio, ogni tanto c'erano delle pause, perché l'anziano patriarca, sovente affetto da ipertrofia prostatica benigna, si alzava per pisciare con la regolarità del bifidus actiregularis. Se non beccavi la coppia di anziani, la variante ricorrente era il viaggiatore solitario puzzolente. Non di rado affetto da bromidrosi plantare, una volta che si toglieva le scarpe per coricarsi sapevi che era finita. Potevi soltanto restare sveglio e farti un master olfattivo gratuito di stagionatura del gorgonzola. Fantozzi non si  è inventato niente, a ben vedere.
A questo punto la tentazione di farvi una carrellata di tutte le più comuni tipologie di passeggeri è troppo forte. E chi sono io per non cedere ?
Sono certo che molti di voi ne riconosceranno tante e magari, si riconosceranno, in una di queste.

- L'uomo d'affari -

Sempre elegantissino e non di rado intriso di profumo, si accomoderà vicino a voi con quotidiano e valigetta 24 ore. Iper-tecnologico, iperattivo, dotato spesso di pc e smartphone di ultimissima generazione. Molto comune nei treni ad alta velocità nelle classi costose. Ama parlare a voce alta cimentandosi in conversazioni telefoniche infinite. Irritante.

- L'osservatore -

Silenzioso, quasi furtivo. Ti accorgi della sua presenza quando già si è seduto da cinque minuti. A volte indossa occhiali scuri e comincia a fissarti da capo a piedi. E' capace di ipotizzare dalla tua postura se esiste la possibilità che tu abbia le mutande bucate o un ragno che ti cammina sulla schiena. Inquietante.

- Il letargico -

Costui ha un solo modo di concepire il viaggio, lungo o breve che sia: dormire. Sale sul treno che già barcolla. Non si siede, ma stramazza sul sedile. Se non russa è il compagno ideale per chi ama la tranquillità e odia fare conversazione. Soporifero.

- Il gourmet -

Non riesce a distaccarsi dal cibo neanche su una tratta di 5 km. Il convoglio è appena partito e scatta il picnic selvaggio. Inonda il vagone con odori intensi per stomaci forti. Se ha dei panini sono quasi sempre riempiti con salame o mortadella. Non è infrequente vederlo all'opera mentre si serve le lasagne o la pasta al forno della mamma. Attrezzatissimo.

- Il polemico -

Fissa l'orologio e appena scatta l'orario di partenza comincia a contare i secondi di ritardo. Attacca facilmente pipponi devastanti sull'inefficenza delle ferrovie italiane, sulla sporcizia delle carrozze, finendo per parlare di politica e, nei casi più estremi, di chimica quantistica. Spaventoso.

- Il simpaticone -

Ha una sola missione: rendersi simpatico. Finisce quasi sempre per rendersi ridicolo. Da il peggio di se quando gli capita vicino una figona da competizione. A quel punto diventa ingestibile e imbarazzante. Il fatto che nessuno rida non lo ridimensiona, ma anzi lo sprona, in un crescendo rossiniano di autentiche idiozie. Patetico.

- L'esibizionista -

In abiti succinti e dalla scosciata facile ama provocare e gustarsi le reazioni. Predilige i treni affollati ed ha un istinto micidiale nell'individuare le vittime che meglio si prestano ai propri sadici giochini. Spietata.

- Il maniaco -

L'altra faccia della medaglia. Spesso trasandato e dalle occhiaie scolpite nel marmo, questo passeggero è capace di farsi tutto il convoglio da cima a fondo, anche più volte, prima di scegliere il posto più adatto dove sedersi. Talvolta anche molesto e pericoloso, ma più frequentemente solo un pavido guardone. Rivoltante.

- L'accattone -

Il classico dei classici. Quello che ferma chiunque incontri con sempre la stessa domanda: "C'hai mica un po' di spiccioli che devo fare il biglietto?" Dalla sceneggiatura immutabile. Surreale.


Mi fermo qui. Quelli che mancano magari potete aggiungerli voi.
Per vostra sfortuna, questo non è un treno che passa una volta sola.



lunedì 25 agosto 2014

Twittando s'impara !


Un giorno t'iscrivi a twitter. Sei un ovetto smarrito. Oddio, più che smarrito, non ci capisci un mazza. Perché lui è quanto di meno intuitivo esista sulla faccia della terra. "Che c'è di nuovo?", ti chiede. E che ne so io che c'è di nuovo, io so ovo !!! Allora subentra l'istinto. Devi provare. Il primo tweet non si scorda mai. Il mio riguardava un consiglio su di un libro da leggere. A pensarci ora mi faccio tenerezza da solo. Poi arriva il secondo, il terzo, il quarto e lì ti fermi. Un momento. Ci sono due contatori che segnano entrambi zero in alto a sinistra. Non leggi nessuno e nessuno ti legge. E allora che scrivo a fare ? Se mi volevo fare un diario segreto stile bimbominkia adolescenziale, bastavano carta e penna. "Ma è ovvio coglione", ti sussurra una vocina interiore, "comincia a seguire tu, che poi arriveranno". Logico. Lineare. Ma mica ti viene in mente di seguire pinco palla da Castrocaro Terme o Mario Rossi da Canicattì ! Ti vai a cercare il calciatore famoso, il cantante preferito, l'attrice figa, tutta gente che figurati, non aspettava altro che te, il cocco di mamma appena schiuso. L'ultimo anatroccolo spaurito della covata. E così vai avanti per molto tempo. Frustrato. Finché per puro caso un tweet di Pinco Palla rimbalza nella tua TL triste, come un pianobar al lido di fine settembre. Lo leggi e lo trovi geniale, divertente e profondo al tempo stesso. Lo segui e come per magia lui ricambia. Il meccanismo si è avviato e il contatore dei follower comincia a salire. Ben presto ti rendi conto che c'è un' umanità variegata e pittoresca che ha da dire molte cose. Pensieri o semplici leggerezze che t'informano, ti fanno sorridere, ti fanno riflettere. Tutti elementi che una tweetstar con la sindrome da selfie compulsivo non potrà mai essere in grado di donarti. Ci trovi un caleidoscopio di personaggi accomunati da un unico apparente denominatore comune: il cinismo. Una corazza che ognuno di noi si da forse come protezione per le nostre debolezze più inconfessabili. Ma dietro quel cinismo io ci vedo tutt'altro. Percepisco tanto desiderio di comprensione e condivisione, fragilità e un bisogno matto di riempire un vuoto che per un motivo o per un altro, da qualche parte, si scava dentro di noi. Leggo molti che si lamentano di utenti maleducati, di liti furibonde che scattano per delle amenità e che degenerano poi in autentiche faide per vendette sommarie.
Nella mia esperienza, invece, ho trovato sempre molta educazione, molto rispetto e umanità. Mi sono riconciliato col genere umano e non credo si tratti soltanto di fortuna. Magari dietro c'è anche una buona capacità di selezione, che come nella vita di tutti i giorni, aiuta. Ma qualcosa che mi sconvolge c'è.
Una schiera sempre più nutrita di ragazze, donne, bellissime, di un intelligenza sopraffina, colte, simpatiche, che si detestano. Si disprezzano. Manifestano un disagio e una solitudine avvilente. Un infelicità feroce di cui non riesci a capacitarti. E ti viene in mente un pensiero banale. Ti chiedi se questa società dell'immagine non abbia davvero sgretolato una buona metà di un paio di generazioni. Chissà. Difficile spiegare. Facile invece sentire un dispiacere che ti colpisce come un cazzotto nello stomaco.
Il piacere invece lo trovi in persone speciali, che arrivano dal nulla ad allietarti le giornate con la loro travolgente vitalità. Non c'è spiegazione razionale che tenga. Scatta un alchimia e ti sembra di conoscerle da sempre. Ti domandi come facevi prima a farne senza. Twitter sa essere davvero meravigliosamente sorprendente. Come la vita.
Non c'è fakebot o troll o tweetstar snob, che possa rovinare la magia che si crea con alcune persone.
Una terapia di gruppo, come dice la mia amica.
E che a nessuno venga in mente di guarire.

mercoledì 23 luglio 2014

Deutschland uber alles !


                                                                                                                                                                    Mi sarebbe tanto piaciuto tornare dal mio viaggio in Germania con il mio naturale tasso di esterofilia inalterato. Purtroppo ciò non è accaduto. E' aumentato col passare dei giorni, mio malgrado.
Ma cominciamo subito con un due o tre note di colore, così, per alleggerire un po'. Inanzitutto le urla. I tedeschi non urlano come noi. L'ho sperimentato al 117° minuto della finale Germania-Argentina. Il fato ha voluto che mi trovassi a Berlino proprio il giorno dell'epilogo dei mondiali brasiliani. Al gol decisivo riecheggiavano dagli appartamenti vicini, grida e ululati agghiaccianti che ben poco avevano di umano. Un esultanza dai toni intimidatori, più che festosi, quasi cattiva. La conseguenza di tutto ciò è stata che i seguenti fuochi pirotecnici li ho percepiti come esplosioni belliche. Altro appunto: i bambini tedeschi non piangono.
Mentre nel convoglio della metropolitana la mia figlia 2 enne urlava come una sirena in preda ad un isteria capricciosa, venivi osservato da impassibili famigliole emotivamente surgelate. Ti guardavano basiti e anche un pò increduli, come per dirti: " Ma cosa ha sua figlia ? Ha provato con l'esorcismo?".
La terza riflessione la sfrutto per sfatare un luogo comune.Quello dei tedeschi popolo freddo, austero, poco socievole. Durante il viaggio in treno di ritorno da Berlino, c'era un tale casino che sembrava di stare alla sagra della nduja di Spilinga. Un vecchina urlava con un giovanotto dall'altro lato del treno che a sua volta corteggiava un 'ochetta giuliva che aveva di fronte a se. Lui, complice anche la deglutizione di due bottiglie di birra all'ora, blaterava senza riprendere fiato e lei rideva come una matta ad ogni parola.
Dopo 6 ore di conversazione straziante, l'epilogo tanto atteso. Lui le scrive il suo numero su una rivista e le fa il baciamano. Avete capito bene "il baciamano", roba che pensavo esistesse solo nei film tipo "Via col vento".
Ancora un paio d'ore di viaggio, e il rischio di assistere ad un amplesso infuocato sarebbe stato concreto.
Ma veniamo ai luoghi della visita. Monaco l'ho ritrovata esattamente come me la ricordavo. Una bomboniera costellata da mega mangiatoie birraiole, sempre piene di gente a tutte le ore del giorno. La pulizia delle strade, dei parchi e dei luoghi pubblici in generale è surreale. A noi italiani medi, risulta quasi fastidiosa ed ha un potere taumaturgico. Anche il più menefreghista si sente in dovere di non insudiciare. Ho visto un ragazzo italiano inseguire un incarto di una caramella portata via dal vento. Roba che se lo fa al suo paese, c'è il rischio che lo internino in qualche struttura di igiene mentale.
Con Berlino invece, è stato amore a prima vista. Tanto grande, quanto modeste erano le mie aspettative della vigilia. Depositati i bagagli, sono andato subito a fare un giretto intorno all'hotel, zona est, e mi sono sentito circondato da un ambiente familiare, più umano. Pavimentazione dei marciapiedi da rifare, lavori in corso, buche nelle strade, scritte sui muri e un pò di "sano" sudicio svolazzante per le strade.
Scherzi a parte, l'impatto con la città è stato sbalorditivo. Un susseguirsi incessante di contrasti architettonici e monumentali da far girare la testa. Centri commerciali ipermoderni e giganteschi si alternano ai palazzoni grigi di stile sovietico, l' angosciante spianata di cemento di Alexander Platz lascia il posto in breve tempo a chiese imponenti e dall'alto valore artistico, parchi e fontane, enormi spazi pedonali. Non esistono vie, ma solo vialoni a 6 corsie. Le piste ciclabili costeggiano tutte, ma proprio tutte le strade. La gente prende la bicicletta o la metro. I vialoni son semi deserti ed è incredibile per noi abituati al traffico congestionato delle nostre città. Gli spazi sono enormi e i mezzi pubblici hanno qualcosa di fantascientifico. La stazione centrale di Berlino appare come una gigantesca astronave. Un piano sotterraneo di treni veloci, con sopra un piano di negozi, con sopra un piano di metro, con sopra un altro piano di negozi, con sopra un piano di treni regionali soprelevati ! Il tutto servito da decine di ascensori trasparenti, decine di scale mobili a tripla corsia, tutti funzionanti e impeccabili. Un giorno dovevamo raggiungere una stazione della metro, ma la cartina indicava un tratto in costruzione e quindi chiuso. Mentre pensavamo a come aggirare l'ostacolo, siamo passati davanti per caso a quella linea che risultava attiva. Capite ? Neanche il tempo di stampare il dépliant e l'avevano già finita. Mentre a Firenze per completare un caspita di linea tranviaria ci son voluti 10 anni e fior di disquisizioni filosofiche in merito alla sua opportunità. Efficienti sti tedesconi lo sono, non c'è che dire. Fedeli ai propri luoghi comuni più di quanto noi italiani lo siamo ai nostri. Pizza e mandolino? Bah. Ma chi lo hai mai suonato sto cazzo di mandolino ? Ad un italiano, se gli dici mandolino, l'unica cosa che gli può venire in mente è  un culo. Ed a proposito di pizza, una cosina ve la voglio raccontare.
Pizzeria a Monaco, proprio sotto l'hotel. Dopo giorni e giorni di crauti, stinchi di maiale, wurstel al curry, zuppe al gulasch, cediamo al nostalgico richiamo della cucina italiana. Con tutti i rischi che comporta.
Dal listino appare chiaro che la cucina è italica ma i prezzi son tedeschi. Una margherita si avvicina ai dieci euro, figurarsi un prato fiorito. Al nostro servizio abbiamo un cameriere travestito calabrese. Io non ho pregiudizi e non mi formalizzo. Ma qualche problemino insorge più tardi, quando  mia figlia più grande mi chiede" perché quel signore che ci serve è vestito da carnevale". 
Ci viene la malsana idea di ordinare insieme alla birra, una bottiglia di acqua minerale.
Siamo in Alemagna  e non è affatto una cuccagna. Arriva una bottiglia di acqua Panna da 0.75. Sì, acqua Panna di Firenze, appena una spanna sopra l'acqua del rubinetto piena di cloro. Al conto fanno 7 euro e 90 centesimi. Avrei voluto ricordare al trans che quel liquido trasparente ivi contenuto non era Brunello di montalcino, ma acqua che dalle mie parti non la usano neanche per annaffiare i pomodori.
Capisco che in Germania chi ha l'ardire di ordinare qualcosa da bere che non si birra, vada punito, ma le rapine a mano armata dovrebbero essere fuori legge anche nella terra dei crucchi.
Comunque voglio sfruttare sta cosa a mio favore. Se la crisi economica si dovesse avvitare ( e prima o poi vuoi che non  trovi un cacciavite?), vado a spacciare la minerale a Monaco. Passo la frontiera con un tir di acqua Cintoia di contrabbando e la rivendo come pregiato Merlot affinato in barrique di rovere francese.
Sì...sì....stavolta mi sistemo !


            

venerdì 30 maggio 2014

Pane, nduja e fantasia !

Ho sempre considerato una fortuna avere sangue misto nelle vene. Mi ha permesso fin da piccolo di avere quasi una doppia vita. Le vacanze estive dai parenti in Calabria, più che vacanze le vivevo come esperienze di teletrasporto che mi permettevano di esplorare un mondo parallelo.
Tutto è agli antipodi rispetto alla toscana: dalla cultura al paesaggio, dal clima al cibo, dallo stile di vita al costo della vita. Arrivi e sei subito immerso in panorami lunari, in cui domina il giallo sterminato e ancestrale delle sterpaglie secche. E' uno schiaffo visivo che precede di poco lo schiaffo dell'afa soffocante pronta ad accoglierti alla stazione di arrivo dei treni.
L'aria è pesante e densa. Pregna. Ti avvolge e ti contiene. Ti costringe ad un perenne stato catatonico e sonnolento. Personalmente dormivo una media giornaliera di 14-16 ore e mi  ritenevo sacrificato.
La mia giornata tipo era scandita da sveglia alle 10. Spiaggia, pranzo, riposino pomeridiano di 3-4 ore, spiaggia, cena, sonnellino notturno di 11-12 ore. Vegetavo. Ma era impossibile fare altrimenti.
Tutto era predisposto per avere la vitalità di un bradipo fatto di lexotan, a cominciare dal cibo.
Non esiste niente che non richieda come minimo cinque ore di digestione.
Mia nonna friggeva melanzane per la parmigiana alle sette di mattino, preparava le polpettine per la pasta al forno alle nove, bolliva le uova per la parmigiana e per la pasta alle 11. Eppoi sugo, formaggi, salame piccante, pesce in salamoia, dolci ipercalorici.
O possedevi le pareti dello stomaco foderate di amianto, o  venivi digerito tu stesso, divorato dalla gastrite. Anche soltanto ipotizzare una semplice pasta al pomodoro, viene considerata un'offesa dinastica fino alla settima generazione. Tutto deve essere ripieno, farcito, intriso, speziato, occupato.
Gli orari poi, sono pazzeschi. Mia nonna, che cenava "presto", verso le 21 cominciava ad apparecchiare, ma erano tentativi velleitari. Non facevi in tempo a mettere i piatti, che il citofono suonava. Parenti in visita. Via i piatti, via la tovaglia.
Al nord se senti suonare il campanello, ti preoccupi. In genere ti vogliono vendere qualcosa, oppure son testimoni di Geova. In Calabria son parenti che vengono per intrattenerti, parlare del più e del meno.
ALLE 9 DI SERA !!!!
Non è che li devi invitare. Vengono da soli. Mai prima delle 21. Poi ti guardano pietosi, dopo una mezzoretta e ti chiedono: "Ahhh, ma voi dovete mangiare ??".
Scherzi ??? A quest'ora ?? Al limite un pre-aperitivo !!
Escono. Corri a riacchiappare la tovaglia, riprendi le stoviglie e.....DRIIINNNN !!! Via la tovaglia, via le stoviglie. Altri parenti. Con orde di figli sterminati, che urlano e corrono e devastano !!
Alle 22 al terzo tentativo, in genere si cenava, non prima di aver pregato. Sapete per che cosa, no ?
Poi arriva il momento del riposo notturno. Ma quando la temperatura minima non scende sotto i 34 gradi e le zanzare planano incazzate come condor ingolositi da carogne, il sonno diventa l'ultimo dei pensieri. Infatti, alle tre di notte ritrovavi tutto il condominio fuori dai rispettivi balconi, che conversava con i vicini in una seduta di pettegolezzi notturna. Dal canto mio,non avendo le forze, preferivo farmi carogna per i pappataci e dormire comunque.
Un anno la temperatura massima arrivò a 47 gradi. L'asfalto liquefaceva e le macchine s'incendiavano da sole, ma avevi la comodità che quando uscivi di doccia, tre secondi fuori e la testa era asciutta. Ntu culu all'asciugacapelli !!! (cazzu, cazzu).
Mi rendo conto che sto tracciando i confini dell'inferno, mentre in realtà io amo questa terra.
Amo la sacrale accoglienza delle persone, amo un certo fatalismo che è concreto e non rassegnato, amo i colori, gli odori e le voci dei mercati rionali.
Amo il peperoncino.
Molto più di una spezia: incarna il carattere dei calabresi, la loro vigoria ed esuberanza unita al fascino della socievolezza disinteressata. I calabresi son come il loro peperoncino: piccanti. Ma ti lasciano la bocca buona.









martedì 13 maggio 2014

Sul Danubio d'argento, c'è dentro il firmamento. (Gulash! Gulash!)



Vacanza a Budapest in età di pieno picco ormonale.
Si parte in treno col "Venezia Express", io ed un mio amico.
Durata del viaggio stimata, 18-20 ore, di express non c'è nemmeno il caffè.
Arrivati alla stazione di Portogruaro sale un giovane con una valigia ed una cassa di vino.
Comincia a stappare bottiglie come se fosse al Vinitaly, ed insiste per farci bere.
Lo guardiamo un pò sospettosi, in realtà non comprendiamo la magnanimità del gesto, perchè alla luce di quel che accadrà, arrivare fradici di Pinot grigio sarebbe stata la scelta migliore.
In mattinata superiamo la frontiera ungherese ed il treno comincia ad andare così piano, che il lago Balaton sembra l'oceano indiano.
Paesini e sperduti villaggi, si susseguono senza soluzione di continuità.
Alcuni sono composti da tre casette lignee comprate all'ikea non più di una settimana prima.
Ma il treno ferma ovunque si nasconda anche una sola cuccia di cane.
E le persone scendono, non si sa bene per andare dove.
Arriviamo in hotel, dopo una notte insonne e con un intuizione geniale ci "spaparanziamo" sul letto, non prima di esserci abbuffati di panini avanzati del viaggio.
Il risveglio è accompagnato da nausea, conati di vomito repressi a stento, ed un "leggerissimo" senso di pesantezza epigastrico.
Spinti dal bisogno facciamo  visita al frigobar e San Unicum, ci viene subito in soccorso.
Siamo pronti ad esplorare la città.
E come diceva Abatantuono in "eccezziunale veramente", Budapeshht è stupenda perchè piena di Budapestine, zingari, zitane e iulinisti !!"
Quello che non menzionava, ma che invece raccomandano tutte le guide è la famigerata "vaci utca", la strada pedonale e principale della capitale ungherese.
Puoi anche schifare il gulasch e farti beffe del ponte delle catene, ma il tuo giro turistico deve iniziare da lì, il cuore pulsante della città.
Arrivi e ti compare una graziosa, ma banalissima via pedonale piena di negozi e ristoranti.
Ed allora ? Perchè tutta sta' premura, ti chiedi ?
La risposta non tarda ad arrivare, bastarde, maledette e sadiche guide !!!
Quando scorgi la centesima bionda statuaria consecutiva, ti senti un pò come Fantozzi che al centesimo cassetto pieno di sfilatini, comincia a sospettare di venire cornificato dal fornaio (che tra l'altro è sempre Abatantuono).
Il testosterone fischia e sbuffa dalle orecchie come vapore di una locomotiva.
Ma il peggio deve ancora arrivare.
Sbucano da ogni dove, perfette, seminude e altro che cuore pulsante. T'incomincia a pulsare qualcos'altro !!
Da un momento all'altro ti aspetti che esca fuori un tizio da un tombino con un megafono ed esclami: "STOP !!! OK BUONAAAAA !! Fate uscire le brutte, dai !! ".
La sensazione di essere vittima di un candid camera si trasforma in certezza quando le suddette bionde ti cominciano a fissare e a farti l'occhiolino !!
Ma il tuo orgoglio sopito di maschio italico ricaccia indietro il pensiero, ed improvvisamente ti convinci di essere figo. Ti gasi !
Te, che al paesello tuo non ti caga neanche il gatto, improvvisamente, ti senti il sogno universalmente proibito delle gnocche magiare !!
Ma i sogni son desideri, ed il tuo amico che ha ancora conservato un briciolo di lucidità, t'informa che le stallone che ti fissano, in realtà son prostitute.
Insospettabili, ben vestite, ma pur sempre prostitute.
Amico ? Quale amico ?? Avresti voglia di ucciderlo !
Ma quando tutto sembra perduto, ecco che vedi sbucare un tizio in camicetta nera sbottonata, catenaccio d'oro su sfondo peloso che ti placca fisicamente e con un italiano stentato esclama:
"Ciao...sono Marioo Mr. Scopatore !!!"
Vi giuro esiste, ed è pure famoso (cercare su youtube, per credere).
Ai turisti di tutto il mondo si avvicinano volontari coi volantini di concerti di musica classica.
Agli italiani tipi come questo.
E lui sa che sei italiano. Lo vede dalla profondità delle tue occhiaie, dallo sguardo smarrito e incredulo e soprattutto da quel paio di rivoli di fonduta che sgorgano agli angoli della bocca, a tua insaputa.
Lo scopatore continua: " Oggi giorno speciale. Voi venire mio locale. Solo 30 fiorini. Trombare, scopare, chiavare. No lontano. Chiamo taxi io !"
Te avresti voglia di dargli credito a sto tipo, una voglia matta. Perchè quel verbo che lui conosce probabilmente in tutti i suoi 97 sinonimi, è diventato un bisogno impellente da soddisfare.
Senonché una vocina lontana ti sconsiglia di fartelo amico.
Diventi titubante. Gli rispondi: "ok, magari domani".
E lui riparte: " Domani no buono. Domani serata segaioli. Voi venire oggi. Trombare, scopare chiavare. Matti se voi non provare !"
Alla fine ti afferra per un braccio e cerca di trascinarti fisicamente, e lì molli uno strattone capendo che ti devi levare di torno il più presto possibile.
Quel che abbiamo appreso dopo, al ritorno dalla vacanza, è che "se tu entrare in suo locale, altro che scopare, prima tuoi peli del culo levare e poi suoi piatti lavare, lavare, lavare....!!!"
Aldilà di tutto, bellissima città da visitare. Per i maschietti però, meglio mettere in valigia un paio di paraocchi.
Quando arriverete al ponte delle catene, noterete delle sculture raffiguranti dei leoni alle due estremità.
La leggenda narra che lo scultore si sia suicidato per la vergogna di essersi dimenticato di scolpire la lingua delle suddette bestiole.
Baggianate.
Io penso che circondato da tanto ben di Dio e incapace di concludere alcunché.....come diceva Ceccherini.....beh.......insomma......."Tappami Levante."
"Tappami".


lunedì 28 aprile 2014

La meteo(u)rologia !


E' noto a tutti come a Londra il tempo, inteso come meteorologia, sia una faccenda maledettamente seria. Oggetto di discussioni accese, argomento di conversazione adatto ad ogni occasione.
Anche da noi la materia si va sempre più affermando come fenomeno di massa.
Naturalmente affrontando la questione a modo nostro.
Siamo in Italia !
Nel nostro paese le tragedie son sempre annunciate.
Alluvioni, inondazioni, trombe d'aria e marine, nonchè freddo, gelo e nevicate eccezionali, si concludono sempre con quella frasina magica: " si poteva evitare ".
Già. Disastri annunciati.
Però non sono mai riuscito a capire chi li deve annunciare.
Chiunque esso sia, o è peggio dello smemorato di Collegno, oppure è un grande stronzo !
Eppoi la superficialità e il qualunquismo di chi va a intervistare le vittime di un disastro metereologico ! Ma cosa gli devi chiedere a sti disgraziati ?
Lasciali in pace, no ?
Anche perchè in quelle circostanze drammatiche, le uniche risposte che un inviato ottiene sono due:
1) Non ci ha aiutato nessuno.
2) Qui ogni volta che vengono due gocce, si allaga tutto.
La risposta 2 è surreale perchè è chiaro che se hai un metro e mezzo di acqua in salotto, proprio due gocce non saranno state. A meno che non siano venute giù del diametro del cupolone di San Pietro !
Ma io non me la prendo certo con loro, ma bensì con chi va a rompere le scatole a gente che ancora non riesce a credere di aver perso tutto e non ha la lucidità mentale per darti delle risposte sensate.
La colpa è dell'incuria, della cementificazione selvaggia ,certamente.
Della protezione civile che ha lanciato l'allarme troppo tardi, magari.
E vogliamo tralasciare i cambiamenti climatici ? Mi potessero fulminare...
Ma mai della pioggia !
Avete notato ?
Il quadro non c'interessa, a noi frega solo della cornice.
Una volta le previsioni del tempo in tv, duravano 3 o 4 minuti e c'erano dei colonnelli dell'aereonautica coi controcoglioni, che ti facevano una lezione, non si limitavano a descriverti i simbolini con le nuvolette o col sole.
Ma era troppo noioso.
Meglio le meteorine, che se le parli di basse pressioni ti portano i sali e lo sfigmomanometro, però ti annunciano la pioggia sculettando al ritmo di Vamos alla Playa !!
Naturalmente il businnes del tempo è stato sfruttato anche dal web.
Sono spuntati nuovi siti come funghi. Alcuni specializzati e frutto di collaboratori molto competenti.
Altri rovinosi come una slavina in alta quota.
Quest'ultimi, per attirare visitatori, hanno avuto la bella idea di copiare gli Stati Uniti., battezzando le perturbazioni, con effetti imbarazzanti.
Oltreoceano l'usanza è giustificata dal fatto che spesso nascono tornado devastanti, così terrorizzanti che gli devi dare un nome anche per esorcizzarli.
Vi ricorderete certamente l'uragano Katrina che annientò letteralmente una città come New Orleans !
Katrina. Un nome persino dolce per un cataclisma.
E quì nel belpaese, dove per fortuna i fenomeni sono di solito molto meno cruenti ?
Come la chiamiano un perturbazioncina atlantica, Giuseppina ? La sorella sfigata di Katrina ?
Macchè, sono andati a scomodare gli imperatori romani, personaggi biblici e della divina commedia.
Il sadismo di questi figuri si scatena d'estate, quando giungono fino a noi i bollenti anticicloni africani.
Ed allora ecco che arriva Caligola, poi Minosse, poi uno ancora più rovente e quindi lo devi chiamare Caronte !!
Di più , di più, ancora sì, ancora, grida la folla in un rantolo orgiastico !!
E loro vanno in difficoltà. Che cavolo c'inventiamo ora che son previsti 42 °, pensano.
Eureka, esclama il cazzone di turno !!
Domattina vado all'anagrafe atmosferico di buon'ora: lo chiamerò "LUCIFERO" !!
Gioco, set, incontro. Orgasmi multipli sugli spalti !
Certo che la sfida dei nomi, alla lunga, mi pare insormontabile.
Viviamo nel paese dove ogni anno è l'estate più calda degli ultimi 150 anni.
L'anno seguente al massimo dovrebbe essere l'anno più caldo dall'ultimo anno.
Invece no. Il contatore si riazzera e ritorna sempre il più caldo degli ultimi 150.
In questo mare di banalità, vi voglio lasciare con un consiglio originale.
Mai ascoltato prima.
La prossima estate evitate di uscire nelle ore più calde e mangiate tanta frutta e verdura.
Ah, dimenticavo.
Bevete anche molta molta acqua !
Studio Aperto forse mi citerà per plagio, ma per i miei lettori è un rischio che voglio correre.